Indefinito Continuo: Galleria Spazia Bologna

" ... nelle pause del colore, nelle sue ripetizioni e nei suoi brevi mutamenti, nell’indecisione tra scultura e pittura, nelle ombre che la luce genera quasi controvoglia. E’ un’arte che allude e non illude ..." Valerio Deho'

Indefinito Continuo
Nella situazione attuale dell’arte, in cui prevalgono scelte multidisciplinari spesso legate al video o alla performance, un lavoro cosi' “classico" come quelle di Paolo Radi salta immediatamente agli occhi per la sua misura, per l’attenzione a ogni dettaglio dell’opera che diventa cosi' significante. Nell’anarchia linguistica sembra che stia comparendo una forma di reazione al disordine che non puo' che essere di “ritorno all’ordine".

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Il lavoro di Paolo Radi e' un perfetto esempio di questo silenzioso ritorno all’ordine che si sta affermando progressivamente dalla fine degli anni novanta.
Radi e' chiaro che dimostra subito le sue paternita', ma questo e' decisamente una prova di forza e di sicurezza: da una parte il monocromo, dall’altra lo spazialismo, trovano nel suo lavoro una sintesi estremamente riuscita.
Questo avviene non soltanto per una perizia tecnica sempre sottovalutata e, invece, sempre piu' importante per comprendere fino a che punto l’intenzionalita' dell’opera trovi una corrispondenza nel risultato finale. La stessa facilita' con cui attraversa generi e discipline, lo colloca in quella erranza semiotica che e' tipica della sua generazione.
Pero' il suo impianto fortemente metafisico lo avvicina a ricerche propriamente italiane che non solo riprendono le atmosfere di sospensione temporale del movimento storico, ma le lega alla ricerca spazialista che aveva scelto di riproblematizzare lo spazio, aprendolo al vuoto e al mistero. Da qui l’i'ndefinito, nelle pause del colore, nelle sue ripetizioni e nei suoi brevi mutamenti, nell’indecisione tra scultura e pittura, nelle ombre che la luce genera quasi controvoglia. E’ un’arte che allude e non illude, portandoci in una dimensione in cui vedere e capire sono la stessa parola.
Testo e catalogo a cura di
Valerio Deho'